Uno dei ruoli dei musei di storia naturale è quello di fungere da "archivio della biodiversità", passata e attuale. Degno di nota a tal proposito è il Museo di Zoologia "Doderlein" del Sistema Museale dell'Università degli Studi di Palermo, che contiene una vasta collezione di esemplari del regno animale a secco o in liquido, molti dei quali raccolti nell'area siciliana. Il Museo, custode di migliaia di esemplari, dagli invertebrati marini ai primati, risalenti a più di un secolo fa, è oggi punto di incontro di competenze tassonomiche differenti e fonte di materiale per ricerche da sviluppare in diversi ambiti. Riguardo la biodiversità passata, alcuni esempi tra i vertebrati marini sono rappresentati da due generi di elasmobranchi Rhinobatos e Glaucostegus e dallo storione Acipenser sturio Linnaeus, 1758, oggi rari in Mediterraneo. In ambito terrestre, per quanto riguarda l'avifauna non più presente in Sicilia, sono da annoverare invece la quaglia tridattila Turnix sylvaticus (Desfontaines, 1787), la Gallina prataiola (Tetrax tetrax (Linnaeus, 1758)) e il gufo reale Bubo bubo (Linnaeus, 1758); mentre il lupo (Canis lupus Linnaeus, 1758), è rappresentante della popolazione siciliana oramai estinta, per i mammiferi. Tra gli esapodi l'Elateridae Agrypnus notodonta (Latreille, 1827) (estinto in Sicilia), insieme a un cospicuo numero di scarabeidi coprofagi oggi largamente in declino nel territorio isolano. A questi si aggiunge la lucertola delle Eolie Podarcis raffoneae (Mertens, 1952) un endemita in pericolo critico di estinzione, o il paratipo del Rospo smeraldino siciliano Bufo siculus Stöck et al., 2008 . Un assemblage faunistico utile a verificare o dimostrare l'esistenza di specie in tempi passati: tra gli elasmobranchi è questo il caso del grande esemplare conservato a secco di Dipturus batis (precedentemente Raja batis) (Linnaeus, 1758) - di cui analisi genetiche future potranno costituire la conferma tangibile della presenza della specie in Mediterraneo - a cui si aggiungono anche altri gruppi tassonomici affini che oggi fungono da confronto teso a dimostrare la validità specifica per i mari italiani (vedasi Centrophorus granulosus (Bloch & Schneider, 1801) e Centrophorus uyato (Rafinesque, 1810), oppure Raja montagui Fowler, 1910, R. polystigma Regan, 1923 e R. brachyura Lafont, 1871). Se da un lato le collezioni naturalistiche costituiscono un vero e proprio inventario della biodiversità, dall'altro rappresentano un importante strumento di studi più ampi. Questo è vero soprattutto per quei gruppi tassonomici alloctoni al territorio: per i mammiferi la collezione primatologica voluta proprio da Pietro Doderlein, seppur parzialmente rappresentativa, consente di avere una visione di insieme dei nostri parenti viventi più prossimi, oggi altamente minacciati di estinzione; mentre per l'erpetofauna è il caso dello scinco gigante capoverdiano, Chioninia coctei (Duméril & Bibron, 1839), oggi scomparso globalmente.

La biodiversità perduta: una testimonianza al Museo di Zoologia "Pietro Doderlein" di Palermo

FIORENTINO F;PIPITONE C;
2018

Abstract

Uno dei ruoli dei musei di storia naturale è quello di fungere da "archivio della biodiversità", passata e attuale. Degno di nota a tal proposito è il Museo di Zoologia "Doderlein" del Sistema Museale dell'Università degli Studi di Palermo, che contiene una vasta collezione di esemplari del regno animale a secco o in liquido, molti dei quali raccolti nell'area siciliana. Il Museo, custode di migliaia di esemplari, dagli invertebrati marini ai primati, risalenti a più di un secolo fa, è oggi punto di incontro di competenze tassonomiche differenti e fonte di materiale per ricerche da sviluppare in diversi ambiti. Riguardo la biodiversità passata, alcuni esempi tra i vertebrati marini sono rappresentati da due generi di elasmobranchi Rhinobatos e Glaucostegus e dallo storione Acipenser sturio Linnaeus, 1758, oggi rari in Mediterraneo. In ambito terrestre, per quanto riguarda l'avifauna non più presente in Sicilia, sono da annoverare invece la quaglia tridattila Turnix sylvaticus (Desfontaines, 1787), la Gallina prataiola (Tetrax tetrax (Linnaeus, 1758)) e il gufo reale Bubo bubo (Linnaeus, 1758); mentre il lupo (Canis lupus Linnaeus, 1758), è rappresentante della popolazione siciliana oramai estinta, per i mammiferi. Tra gli esapodi l'Elateridae Agrypnus notodonta (Latreille, 1827) (estinto in Sicilia), insieme a un cospicuo numero di scarabeidi coprofagi oggi largamente in declino nel territorio isolano. A questi si aggiunge la lucertola delle Eolie Podarcis raffoneae (Mertens, 1952) un endemita in pericolo critico di estinzione, o il paratipo del Rospo smeraldino siciliano Bufo siculus Stöck et al., 2008 . Un assemblage faunistico utile a verificare o dimostrare l'esistenza di specie in tempi passati: tra gli elasmobranchi è questo il caso del grande esemplare conservato a secco di Dipturus batis (precedentemente Raja batis) (Linnaeus, 1758) - di cui analisi genetiche future potranno costituire la conferma tangibile della presenza della specie in Mediterraneo - a cui si aggiungono anche altri gruppi tassonomici affini che oggi fungono da confronto teso a dimostrare la validità specifica per i mari italiani (vedasi Centrophorus granulosus (Bloch & Schneider, 1801) e Centrophorus uyato (Rafinesque, 1810), oppure Raja montagui Fowler, 1910, R. polystigma Regan, 1923 e R. brachyura Lafont, 1871). Se da un lato le collezioni naturalistiche costituiscono un vero e proprio inventario della biodiversità, dall'altro rappresentano un importante strumento di studi più ampi. Questo è vero soprattutto per quei gruppi tassonomici alloctoni al territorio: per i mammiferi la collezione primatologica voluta proprio da Pietro Doderlein, seppur parzialmente rappresentativa, consente di avere una visione di insieme dei nostri parenti viventi più prossimi, oggi altamente minacciati di estinzione; mentre per l'erpetofauna è il caso dello scinco gigante capoverdiano, Chioninia coctei (Duméril & Bibron, 1839), oggi scomparso globalmente.
2018
Musei di Zoologia
Biodiversità
Museo Doderlein
Sicilia
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/376732
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